Image and video hosting by TinyPic






Prima, il picchetto su YouTube, in cui annunciavano di essersi messe all’asta. Poi, la decisione di convocare una strip conference in cui «ci spoglieremo, ci denuderemo e ci venderemo per un posto di lavoro, non solo per noi 11 ma per tutti i precari che come noi ogni giorno vengono denudati della loro dignità e dei loro diritti, firmando lettere di licenziamento in bianco, contratti a ore sempre più precari e sempre più flessibili». Sono le ormai celebri centraliniste dell’ospedale di Legnano, «le prime vittime della legge Brunetta», come si definiscono. Che venerdì hanno presentato ai giornalisti il loro problema. E non solo.

Sulle note del «Nessun dorma» di Giacomo Puccini sul palco del Teatro Cooperativa di Milano alle 11 e mezza di venerdì è andata in scena la prima conferenza stampa sotto forma di striptease: nascoste dietro un telo che lascia intravedere solo ombre, nove delle undici precarie che finiranno senza lavoro, si sono messe a nudo, perché «sono nude di diritti». La loro storia è fatta di sei anni di contratti a termine, da tre mesi a un anno, attraverso tre diverse agenzie interinali che si sono succedute nel tempo. «Il contratto scadeva il 31 agosto – spiegano – e ci hanno avvisate che saremmo rimaste a casa, quando fino a poco prima l'ospedale ci aveva promesso almeno altri sei mesi di contratto». Il punto è che nel decreto approvato a luglio dal governo è sparita la clausola che obbligava l’azienda all’assunzione dopo 36 mesi di precariato. Tre anni di incertezza e poi si è costretti a ricominciare da capo.

«In questi giorni – raccontano le centraliniste licenziate – abbiamo ricevuto centinaia di e-mail di solidarietà da tutta Italia». Alla fine, dopo lo strip “velato”, le precarie vestite da coloratissime vestaglie, escono sul palco con un cartello con scritto: «A.A.A. vendesi precarie» e annunciano, insieme alla Rdb-Cub, uno sciopero di tutti i precari per il 19 settembre prossimo a Roma.