È andato bene, senza nessun problema, il primo test del più grande acceleratore di particelle del mondo, il dispositivo Lhc (Large hadron collider) del Cern di Ginevra; il test era propedeutico alla fase operativa vera e propria, che scatterà il prossimo 10 settembre.

Lo scorso 8 agosto, secondo quanto riportato dalla famosa rivista Nature, i ricercatori del Cern avrebbero “sparato” un piccolo fascio di alcuni miliardi di protoni in una sezione dell’acceleratore, ma nella fase operativa i protoni saranno molti di più, circa 300 miliardi per ognuno dei sensi di marcia: spinti a una velocità prossima a quella della luce, entreranno in collisione generando nuovi tipi di particelle e nuove forze.

Obiettivo principale è studiare le proprietà fondamentali della materia e i principi di base su cui poggia l’universo; soddisfatti gli scienziati del Cern, che proseguiranno i test sino a settembre.

Proprio attorno all’esperimento del 10 settembre - che in un certo senso mira a ricreare le condizioni del “big bang”, la reazione che avrebbe dato origine all’Universo - negli ultimi mesi s’è aperto un acceso dibattito nella comunità scientifica: secondo alcuni, il lavoro del Cern creerà alcuni buchi neri che nel giro di 50 mesi assorbiranno e distruggeranno il nostro pianeta.